Anche qui con dei distinguo “perché a trarre beneficio dal calo delle vendite negli ultimi anni – spiega Alessandro Ghisolfi di Ubh – è soprattutto una tipologia di immobili dai requisiti definiti, fatta di appartamenti dai 60-80 metri quadrati, in provincia o nei piccoli centri da 15-20mila abitanti, con canoni da 300-400 euro al mese o poco di più”.
Diverso il discorso nelle grandi città, dove i canoni sono decisamente più alti: “Per un bilocale in semi-centro con una richiesta da 1.000-1.100 euro al mese – riprende Ghisolfi – si riapre la partita mutuo contro affitto e con 50-100mila euro di liquidità da parte è il primo ad avere la meglio”.
Si può parlare di mancanza di qualità degli immobili nel segmento affitti, ma in questo momento sulle piazze italiane l’offerta di case non manca, rimpolpata da quei proprietari, sempre più numerosi, intenzionati in un primo momento a vendere, ma che hanno riposizionato l’immobile sul mercato della locazione, in attesa di tempi migliori.
“D’altra parte – conclude Ghisolfi – la domanda per investimento, cioè su immobili da comprare e mettere a reddito con l’affitto, resta abbastanza vivace”. Come dire, poche le alternative su cui investire e il mattone mantiene il suo appeal di bene rifugio.
“E’ vero che il segmento delle locazioni è più dinamico – conferma Guido Lodigiani, a capo del l’Ufficio studi Gabetti – ma è bene chiarire che questo vale solo per certi tagli, mi riferisco ai 2-3 locali nei piccoli centri o nell’hinterland delle grandi città richiesti per lo più da giovani coppie”. “I canoni per questa fascia di clientela hanno tenuto – continua Lodigiani – mentre c’è stata una flessione, anche se contenuta, su altre tipologie, vedi i monolocali per i single o i tagli grandi in immobili di prestigio, con canoni sopra i 3mila-3.500 euro al mese”.
In sofferenza quindi il mercato delle fasce deboli e quello corporate, fatto cioè di aziende che cercano casa per i propri manager in trasferta, oggi penalizzato dai tagli dei budget, nonché da policy aziendali più restrittive che in passato alla voce spese.
Poco conosciute ma sempre più apprezzate, invece, le locazioni brevi (da pochi giorni a una settimana): una nicchia che riguarda città business come Milano, Torino, ma anche città turistiche come Roma, Venezia, Firenze. “E’ una soluzione indicata per proprietari con immobili arredati in zone centrali – conclude Lodigiani – che affidano la casa a società specializzate in questo tipo di affitti”. Dal punto di vista della tipologia di inquilini si tratta di sistemazioni adatte alle esigenze di turisti e manager di passaggio che le scelgono come alternativa ad alberghi e residence.
Clima di moderata attesa, infine, per gli effetti della cedolare secca. Presto per tirare le somme, ma se incontrerà il favore dei proprietari che hanno scelto il regime fiscale agevolato, oltre all’emersione del “nero” che secondo l’Istat rappresenta l’83% degli affitti, dal punto di vista di chi è in cerca di case potrebbe significare qualche immobile in più sul mercato.
Fonte : pag 25 del Sole 24 ore